PETA accusata di aver portato al suicidio un ragazzo americano
Ormai penso tutti sappiamo che PETA non è uno stinco di santo, anzi è proprio il peggio del peggio. Con una percentuale di animali affidategli uccisi che supera il 90% annuo, dopo aver rapito cani dalle case per ucciderli due giorni dopo senza motivo e tanto altro ancora.
Stavolta è stata accusata di aver portato un ragazzo ventottenne americano, Hubbard Johnson, al suicidio dopo averlo coinvolto in una delle loro "investigazioni sotto copertura":
Il gesto inconsulto sarebbe avvenuto appena dieci giorni dopo che la PETA ha pubblicato le sue accuse contro il signor Asmussen, il proprietario della stalla dove lavorava il giovane.
La PETA accusava l'utilizzo di elettrocuzione contro i cavalli, e benché non fosse stato nominato direttamente Hub, diminutivo di Hubbard, era comunque chiaro il riferimento a lui nel settimo paragrafo dell'articolo pubblicato sul New York Times online.
Delle nove lettere che Hub ha lasciato prima di morire, sei facevano riferimento a dei possibili video in mano alla PETA. La sua più grande paura era quella di aver parlato troppo e aver messo in cattiva luce personaggi di spicco dell'ippica statunitense, non si capacitava di come avesse potuto parlare così liberamente di fronte una sconosciuta, l'infiltrata della PETA Beth Rosen, ed era ossessionato dai sensi di colpa.
Un equine agent (non so come riportare la figura in italiano), Kim Valerio, riferisce di come nell'estate del 2013, periodo in cui Rosen faceva la sua "indagine" sotto copertura, Hub avesse confessato il timore di aver parlato troppo con la donna:
"So cosa ho detto. Lei mi faceva tantissime domande, Kim, e le ho dato moltissime informazioni. Mi ha portato a credere che volesse diventare una veterinaria come sua sorella. Mi ha chiesto come portare le cose oltre il limite (forse i cavalli, pushing the envelope probabilmente si riferiva a loro) e barare, e io ho risposto perché cercavo di istruirla".
Kim continua: "La sua più grande paura era che la storia di PETA sarebbe venendo a galla rivelasse quello che aveva detto a Rosen. Che lo avesse montato o non lo avesse registrato, lui sapeva cosa aveva detto. Le aveva raccontato cosa il più grande veterinario e il più grande addestratore stavano facendo e si sentiva malissimo."
Questo è il motivo per cui la sua famiglia accusa la PETA di averlo portato al suicidio, ma non potendolo dimostrare hanno puntato alla modifica della legge sulla privacy.
Intanto la PETA si è difesa dalle accuse sostenendo che l'unico video compromettente di Hubbard lo ritraeva mentre raccontava di un episodio molto noto nell'ambiente e di pubblico dominio, e che la credibilità di Valerio sia inesistente.
Come un video di tre minuti, TRE MINUTI, in cui si afferma di aver ripreso gli orrori compiuti nei laboratori inglesi dove facevano sperimentazione animale, vedi il video e a parte delle procedure standard che il popolino cerebroleso infame e ignorante non capirebbe nemmeno a spiegargliele 10 volte, un paio di cuccioli spaventati, un cucciolo in un angolo e poco altro non c'è NIENTE.
Poca roba per sputtanare un laboratorio di ricerca? Beh, quelle riprese, montate ad arte, erano il frutto di TRE MESI di "indagini sotto copertura.
Stessa cosa allo stabulario di Modena dove tenevano i macachi, tanto caro ai menzogneri di Striscia (l'infamia), così come altri casi.
Insomma, se volete la mia opinione capisco benissimo come si possa essere sentito Hubbard, sapendo bene di che gente si tratta e del loro modus operandi. Gente che non vuole andare a "indagare" per scoprire la verità ma per distruggere il prossimo senza remore.
Montando video ad arte, aggiungendo effetti sonori, abbassando la luminosità o photoshoppando pesantemente le immagini per creare il mostro e raccogliere soldi (principalmente raccogliere soldi), infischiandosene alla grande dei danni che stanno facendo al lavoro e alla vita delle persone.
Saranno illazioni, ma dal mio punto di vista non è difficile collegare le due cose, vista la bassissima morale che caratterizza quel tipo di personaggi.
Per approfontimenti: fonte completa
Stavolta è stata accusata di aver portato un ragazzo ventottenne americano, Hubbard Johnson, al suicidio dopo averlo coinvolto in una delle loro "investigazioni sotto copertura":
Peta porta al suicidio ventottenne?
Per essere più precisi era ventottenne da appena due giorni, infatti si è suicidato due giorni dopo il suo compleanno. Il gesto inconsulto è stato accompagnato da diverse lettere lasciate in una cartella del suo PC indirizzate ai suoi familiari, poi ha avvisato il padre della fidanzata dove si sarebbe fatto trovare e si è sparato in bocca con un fucile calibro 12. Ha avvisato il "suocero" perché era medico militare e aveva già visto scene macabre, risparmiando alla figlia, sua fidanzata, quella visione disturbante.Il gesto inconsulto sarebbe avvenuto appena dieci giorni dopo che la PETA ha pubblicato le sue accuse contro il signor Asmussen, il proprietario della stalla dove lavorava il giovane.
La PETA accusava l'utilizzo di elettrocuzione contro i cavalli, e benché non fosse stato nominato direttamente Hub, diminutivo di Hubbard, era comunque chiaro il riferimento a lui nel settimo paragrafo dell'articolo pubblicato sul New York Times online.
Delle nove lettere che Hub ha lasciato prima di morire, sei facevano riferimento a dei possibili video in mano alla PETA. La sua più grande paura era quella di aver parlato troppo e aver messo in cattiva luce personaggi di spicco dell'ippica statunitense, non si capacitava di come avesse potuto parlare così liberamente di fronte una sconosciuta, l'infiltrata della PETA Beth Rosen, ed era ossessionato dai sensi di colpa.
Un equine agent (non so come riportare la figura in italiano), Kim Valerio, riferisce di come nell'estate del 2013, periodo in cui Rosen faceva la sua "indagine" sotto copertura, Hub avesse confessato il timore di aver parlato troppo con la donna:
"So cosa ho detto. Lei mi faceva tantissime domande, Kim, e le ho dato moltissime informazioni. Mi ha portato a credere che volesse diventare una veterinaria come sua sorella. Mi ha chiesto come portare le cose oltre il limite (forse i cavalli, pushing the envelope probabilmente si riferiva a loro) e barare, e io ho risposto perché cercavo di istruirla".
Kim continua: "La sua più grande paura era che la storia di PETA sarebbe venendo a galla rivelasse quello che aveva detto a Rosen. Che lo avesse montato o non lo avesse registrato, lui sapeva cosa aveva detto. Le aveva raccontato cosa il più grande veterinario e il più grande addestratore stavano facendo e si sentiva malissimo."
Questo è il motivo per cui la sua famiglia accusa la PETA di averlo portato al suicidio, ma non potendolo dimostrare hanno puntato alla modifica della legge sulla privacy.
Intanto la PETA si è difesa dalle accuse sostenendo che l'unico video compromettente di Hubbard lo ritraeva mentre raccontava di un episodio molto noto nell'ambiente e di pubblico dominio, e che la credibilità di Valerio sia inesistente.
Indagini sotto copertura
Io ora non so cosa ha detto Hubbard a quella gente, so solo che finora delle "indagini sotto copertura" degli animalisti ho visto solamente spazzatura. Montata ad arte per creare il mostro e sbatterlo in prima pagina, schifezze che finora ha generato solo balle e rovinato vite innocenti.Come un video di tre minuti, TRE MINUTI, in cui si afferma di aver ripreso gli orrori compiuti nei laboratori inglesi dove facevano sperimentazione animale, vedi il video e a parte delle procedure standard che il popolino cerebroleso infame e ignorante non capirebbe nemmeno a spiegargliele 10 volte, un paio di cuccioli spaventati, un cucciolo in un angolo e poco altro non c'è NIENTE.
Poca roba per sputtanare un laboratorio di ricerca? Beh, quelle riprese, montate ad arte, erano il frutto di TRE MESI di "indagini sotto copertura.
Stessa cosa allo stabulario di Modena dove tenevano i macachi, tanto caro ai menzogneri di Striscia (l'infamia), così come altri casi.
Insomma, se volete la mia opinione capisco benissimo come si possa essere sentito Hubbard, sapendo bene di che gente si tratta e del loro modus operandi. Gente che non vuole andare a "indagare" per scoprire la verità ma per distruggere il prossimo senza remore.
Montando video ad arte, aggiungendo effetti sonori, abbassando la luminosità o photoshoppando pesantemente le immagini per creare il mostro e raccogliere soldi (principalmente raccogliere soldi), infischiandosene alla grande dei danni che stanno facendo al lavoro e alla vita delle persone.
Saranno illazioni, ma dal mio punto di vista non è difficile collegare le due cose, vista la bassissima morale che caratterizza quel tipo di personaggi.
Per approfontimenti: fonte completa